Il lotto al proprio interno appare circondato dai “retri” degli edifici circostanti e da quelli corrispondenti ai corpi di fabbrica “alti” si sviluppa in profondità, ospitando la coppia di corpi di tipo industriale ossia un ampio capannone a volte semicircolari e un capannone di minori dimensioni, con copertura a shed.
Lungo il lato strada i volumi conformanti l’edificio si organizzano, dunque, autonomamente in rapporto alle vibrazioni proprie del contesto contraddittorio cui appartengono e vengono ricomposti attraverso un processo che ne lascia intatte le matrici.
Il blocco Sud-Ovest viene coperto con una falda inclinata lungo l’asse longitudinale per raggiungere sul colmo l’altezza del frontespizio nudo; il blocco Nord-Est gode di un fronte aperto che si avvicina al confine, lasciando aperta la vista sui risvolti finestrati dei corpi di fabbrica prospicienti questo limine, con un fronte più basso, ottenuto tramite il ricorso a una copertura piana da usare come terrazza; infine, l’edificio nel suo insieme non chiude il rapporto con la strada del capannone maggiore.
La corte interna è del resto studiata in modo da accompagnare chi entra dal o esce nel parcheggio in soprassuolo: i due compiti sono suggeriti da un corpo della scala dell’edificio, sporgente dal volume principale della stessa.
L’accessibilità è affidata a tre “canali” cui sono attribuiti compiti diversi.
Il primo, sul lato Nord-Ovest, è costituito da una rampa carraia che scende nell’interrato dove trovano posto le autorimesse, la centrale degli impianti e le cantine al servizio degli alloggi.
Il secondo è costituito dall’ingresso ciclo-pedonale, da un portico, che rende più trasparente il rapporto fra la pubblica via, la corte e i capannoni, e dalla scale con ascensore; entrambi connettono androne, alloggi, autorimesse e cantine.
Milano 2010